Filosofia aziendale

Gestione JIT - Pokayoke

Riempire lo spazio per noi non è mai stato un problema; quello che conta però è trovare esattamente ciò che si vuole quando lo si svuota!

L’ago nel pagliaio va trovato e prelevato… in pochi secondi!

Licci Logistica opera basandosi su concetti fondamentali nella gestione dei magazzini:

  • Tracciabilità partite
  • Mappatura dei magazzini
  • Indici caratteristici (indice di selettività, indice di saturazione superficiale, indice di saturazione volumetrica) che determinano le modalità di immagazzinamento
  • Studio del migliore layout di deposito in funzione delle esigenze di prelievo del cliente (FIFO, LIFO, etc..)

La flessibilità
L’azienda, lavorando per conto terzi, ha sviluppato grandi doti di flessibilità per adattarsi alle esigenze che ogni cliente manifesta in seno ai suoi prodotti: in questa ottica è cosa gradita per Licci Logistica sviluppare un rapporto fortemente collaborativo e continuo con il proprio interlocutore al fine di comprendere e soddisfare al meglio le sue esigenze.

Rapporto costruito ad hoc con ogni cliente

La ricerca della qualità (in tutti i processi)

Perché il livello di servizio è e deve rimanere elevato: cultura, formazione, esperienza nelle mansioni più banali (un castello non si regge su fondamenta di sabbia)

Le attività che sembrano più banali costituiscono i mattoni per il raggiungimento della qualità totale

Tecniche JIT-pokayoke

L’approccio Just In Time – JIT
Si indica con JIT una tecnica di gestione industriale di origine giapponese, che consiste nel realizzare e fornire esattamente il prodotto richiesto, nella quantità, nel luogo e al momento richiesto: in unica espressione “fare un’attività quando serve”.

Per quanto riguarda le attività dipendenti dal mercato, l’approccio JIT significa produrre ciò che il cliente richiede in quantità pari al tasso di assorbimento del cliente stesso, consegnare merci finite al momento opportuno per la vendita, soddisfare le attese del cliente in termini di qualità di prodotto; tra le attività dipendenti dal processo produttivo, l’approccio JIT significa produrre nel minimo tempo possibile, impiegando sottogruppi adatti per essere montati al momento opportuno nei prodotti finiti, parti adatte al momento opportuno per essere inserite nei sottogruppi, materiali acquistati adatti per essere trasformati al momento opportuno in parti, riducendo gli scarti e con il massimo utilizzo dell’impianto.

I materiali non sono spinti fuori dai magazzini (logica “push”) in base a tecniche basate sulla previsione della domanda (come in MRP), bensì vengono tirati (logica “pull”) da un’effettiva richiesta di un’operazione a valle: in definitiva dal mercato.

Producendo “ciò che manca, quanto manca e quando manca” si riducono drasticamente le scorte e i materiali in lavorazione (WIP –Work In Process), si rende più trasparente il sistema produttivo per individuarne colli di bottiglia e inefficienze, si incrementa la qualità del prodotto, si migliorano le prestazioni della manodopera che è più incentivata perché più coinvolta nel raggiungimento degli obiettivi, si abbatte il lead time di produzione, ovvero il tempo di risposta alla richiesta del cliente.

Si sviluppa in questo modo un sistema produttivo “market-oriented” in grado di rispondere ai desideri dei clienti e alla dinamicità del mercato.

Il JIT mira la miglioramento della capacita di rispondere (in modo economico) al cambiamento del mercato attraverso la costante eliminazione dei vincoli al processo. Nel tentativo di aumentare la velocità del flusso di lavoro emergono i problemi che hanno un impatto sulla qualità, sulla consegna e sul costo dei prodotti. Questi vincoli appaiono sotto forma di spreco (qualsiasi attività che non aggiunge valore al prodotto viene considerata come impiego di risorse in eccesso rispetto al minimo teorico richiesto). Lo spreco può materializzarsi in eccesso di scorte, in tempi di set-up e ispezione, in movimento di materiali o persone, in transazioni o scarti.

Per funzionare efficacemente il JIT richiede una valida pianificazione, la partecipazione di tutto il personale e un considerevole tempo di affinamento.

L’approccio suddetto ed i relativi criteri base per la gestione della produzione si possono riassumere come segue:

  • il cliente fornisce il “riferimento” che il sistema produttivo/logistico deve inseguire;
  • i tempi di attraversamento (lead time) dei prodotti debbono essere ridotti al minimo, sia in produzione che in approvvigionamento.

Le conseguenze delle precedenti specifiche sono:

  • il cliente, inteso in senso ampio, richiede al sistema produttivo/logistico flessibilità tecnologica, ovvero di sapere realizzare diversi tipi di prodotto, e flessibilità gestionale, ovvero di sapere modificare rapidamente il bilanciamento del mix produttivo;
  • il contenimento dei costi di produzione e la rapidità di variazione di mix impongono tempi di set-up molto brevi;
  • l’esigenza di rapido adattamento a variazioni di mix produttivo impone di mantenere i livelli dei magazzini (“buffer”) interni il più possibile bassi, da cui discende l’obiettivo JIT di “scorte zero”;
  • il modo di gestione non si esaurisce al solo impianto produttivo ma deve essere esteso anche ai fornitori, ovvero i fornitori vengono considerati come stadi iniziali del lavoro della stessa azienda; di qui la necessità di imporre contratti particolari ai fornitori stessi.


L’approccio JIT per alcuni aspetti si contrappone radicalmente alla visione tradizionale della gestione del flusso produttivo. In sostanza si possono evidenziare in maniera anche paradossale alcune differenze fondamentali:

La tradizione

La filosofia JIT

La qualità costa

La qualità non costa

I progettisti e i manager sono gli esperti; i lavoratori ubbidiscono

I lavoratori sono gli esperti; i manager e i progettisti ne costituiscono il supporto

Gli errori sono inevitabili e gli scarti conseguenti vanno eliminati

Gli errori sono esperienza e la loro analisi porta a miglioramenti del processo produttivo fino alla eliminazione degli scarti

La costituzione delle scorte è utile e consente che la produzione proceda senza interruzioni

Le scorte sono un male, in quanto nascondono problemi che dovrebbero essere portati in superficie

Il lotto deve essere economico

Lotti piccoli tendenti a uno

Le code di semilavorati sono necessarie per assicurare che l’utilizzazione dei materiali si mantenga elevata

Una volta in moto, sempre in moto. La produzione deve essere sempre puntuale; non devono formarsi code di semilavorati

L’automazione è importante perchè riduce la componente lavoro nel prodotto

L’automazione è importante perché facilita la qualità

La riduzione dei costi deriva dalla sostituzione della componente lavoro con l’elevata utilizzazione delle macchine

La riduzione dei costi deriva dalla maggiore velocità del ciclo di produzione

I materiali devono essere “spinti” attraverso la fabbrica

I materiali devono essere “tirati” attraverso la fabbrica

Gli “intermedi” sono essenziali

Ogni lavoro che non aggiunge direttamente valore al prodotto costituisce uno spreco

Le macchine sono come i velocisti, e gli strappi muscolari devono essere preventivati

Le macchine sono come i maratoneti; devono marciare ad un passo più lento ma costante ed essere sempre in grado di correre

Rapporti con molti fornitori

Contatti con un singolo fornitore

I solleciti sono un modo di vita

I solleciti sono un male

Bisogna adattarsi alla velocità e alla confusione

La pazienza è fondamentale

L'approccio Poka-Yoke
Questa tecnica costruisce la qualità all’interno del processo sin dall’inizio, cioè dalla fase di input, per assicurare che il processo conduca ad un risultato di qualità. La logica del poka-yoke mira alla prevenzione degli errori tramite la “individuazione della fonte” mediante metodi non statistici.

L’approccio poka-yoke (“a prova di sciocco”) consiste nel determinare le condizioni operative affinchè non sia possibile effettuare una manovra o una operazione sbagliata; ad esempio, l’inserimento di un componente in una altro deve essere possibile in un solo modo, così da non dare la possibilità all’operatore di posizionarlo in modo diverso da quello previsto dal corretto montaggio.

In altre parole si tratta di tecniche, procedure, dispositivi, sovente progettati dagli operatori stessi, che impediscono di generare complicazioni o errori nelle attività o nelle procedure sostanzialmente ripetitive.

Ciò implica suggerimenti sia da parte degli ingegneri che progettano un processo, sia da parte dei dipendenti che effettivamente lavorano nel processo.

La responsabilità di raggiungere un processo a zero difetti è nelle mani dei manager. I responsabili aziendali devono creare la cultura e fornire supporto in termini di tempo e risorse.

I Responsabili devono altresì riconoscere l’innata esperienza delle persone che svolgono il lavoro e creare il canale attraverso cui queste possano esprimere tale conoscenza.

Poka-Yoke è in grado di liberare il tempo e la mente di un dipendente per eseguire attività con più valore aggiunto che non controllare.

È uno strumento formidabile per raggiungere lo “zero difetti” ed eliminare le ispezioni di controllo qualità.

Semplici esempi di applicazioni poka-yoke: lo smusso del floppy disk e la dimensione dell’imbocco serbatoio impediscono l’esecuzione di manovre errate.

Licci Logistica adotta tecniche organizzative poka-yoke per facilitare la tracciabilità dei prodotti all’interno delle sue strutture. La Direzione logistica dell’azienda ha il compito di “tradurre” le istruzioni di prelievo complesse in istruzioni semplici e di facile comprensione per il personale di magazzino. Solo così è possibile mirare all’ azzeramento degli errori nelle fasi di prelievo per il raggiungimento di un eccellente livello di servizio.

Ricordate:
Poka-Yoke è in grado di liberare il tempo e la mente di un dipendente per eseguire attività con più valore aggiunto che non controllare.

L’Italia non è il Giappone! Il JIT nel nostro Bel Paese risulta in linea pratica irrealizzabile.

Eventi imprevisti come scioperi, proteste, nonché spesso una mancanza di responsabilità di certi soggetti, possono provocare ripercussioni a catena in un sistema organizzato JIT che dovrebbe funzionare alla perfezione e che non può tollerare il blocco di una sua “cellula”.

Piccola scorta sempre consigliata altrimenti i costi di fermo macchina/produzione potrebbero vanificare i vantaggi portati da un sistema JIT.

Il JIT rimane comunque un ottima filosofia organizzativa a cui ispirarsi.